Ogni tanto - un po' per curiosità, un po' per divertimento, un po' anche per senso del dovere - visito i siti delle istituzioni europee: è la parte più democratica e trasparente dell'UE, ed è anche quella che funziona meglio. Ci trovi i comunicati - sempre meno scritti in « burocratese » -, i documenti, i dibattiti, le interrogazioni (ne riprenderemo qualcuna, prossimamente). Quello che mi interessa di più è il Parlamento, quest'organismo costituito da rappresentanti di partiti nazionali che, di fatto, non sono nemmeno in grado di svolgere adeguatamete il loro mestiere, o almeno la parte apparente, pubblica di esso: parlare, discutere. Alcuni vengono, timbrano il cartellino, poi forse votano e se ne tornano a casa. Votare è semplice: non devi nemmeno sapere su cosa voti, la linea te la dettano (il partito, il capogruppo -europeo, in questo caso-...).
Sarebbe meglio se avessero i loro assistenti parlamentari, se questi lavorassero per preparare le informazioni necessarie per il deputato, per consentigli di capire, di discutere e di votare in coscienza. Intendiamoci: molti deputati sono serissimi, vanno a Strasburgo volendolo, non perché siano stati estromessi dalla politica nazionale; o, anche dovendo accettare Strasburgo come scelta di ripiego, fanno poi il loro lavoro nel migliore dei modi concessi. Altri, però... Ho modo di ritenere - ma pochi elementi per suffragare - che la percentuale dei deputati poco seri sia vicina al 50%. D'altra parte, perché essere seri, se tanto non serve a niente? Vladimir Bukovsky, ex dissidente sovietico, dice che il Parlamento europeo assomiglia al Soviet supremo: i membri sono stati eletti, ma al massimo potranno decidere quanta materia grassa debba contenere uno yogurt, e non influiscono certo sulle linee generali della politica dell'UE. Poi il deputato può sempre presentare interpellanze, ma queste spesso vengono presentate solo poter mostrare di aver fatto qualcosa - scripta manent -, e se poi arriva una risposta, e non è soddisfacente, c'è ben poco da fare. Certo, si tratta di realtà ben diverse, l'Europa è nata sul modello inter-governativo, e le linee generali della sua azione politica vengono decise dal Consiglio, cioè dal negoziato tra i governi. Resta il fatto che, per un parlamentare europeo, l'attività sia spesso estremamente deludente, che arrivi a dirsi « tanto fatica per nulla », come nel caso di una direttiva che, pur respinta dal Parlamento, vada comunque avanti per la sua strada. Dopo un po', il Parlamentare - che, se volesse davvero « parlamentare », cioè discutere, avrebbe a disposizione pochi minuti all'anno - può scegliere se fare il Don Quixote e combattere contro i mulini a vento, o accontentarsi di incassare il suo stipendio (7.500 euro, che non sono troppi, se il deputato lavora bene), il massimo numero possibile di gettoni di presenza, i rimborsi spese e magari anche stornare un po' dei fondi per gli assistenti parlamentari. « Tanto - si dirà - a che mi servono gli assistenti, se il risultato è questo? ». E qui passiamo dalla scarsa serietà alla disonestà: in questo caso, la percentuale delle « pecore nere » si riduce, per fortuna: il 10%, secondo Gerard Onesta, vice-presidente del gruppo dei verdi all'Europarlamento. Su 785 deputati, un'ottantina si sarebbero dunque mal comportati riguardo all'uso dei fondi per gli assistenti. Il dato emergerebbe da un rapporto inviato all'ufficio anti-frode, non reso pubblico: ma alcuni deputati ne hanno preso visione. Anche perché prima si era svolto un audit interno, in Parlamento. Si tratta di un segreto di pulcinella, e d'altra parte non si capisce perché se queste frodi - nonché lo sfruttamento di assistenti precari, spesso sottopagati - avvengono nei Parlamenti nazionali non dovrebbero avvenire in quello europeo. Insomma, lo sapevano tutti, la notizia non sconvolge nessuno: sconvolge, semmai, che se ne siano accorti e che abbiano deciso di reagire. Non sappiamo cosa farà l'Olaf, ma sappiamo che la presidenza del Parlamento europeo, circa una settimana fa, ha dato incarico al Segretario Generale di confrontarsi con gli Stati membri e la Commissione in vista del varo di un nuovo quadro normativo per gli assistenti parlamentari: insomma, si dovranno cambiare le regole - in tempi presumibilmente non rapidissimi -, pur lasciando autonomia al deputato nella scelta degli assistenti e nello contrattazione del loro stipendio. Ogni deputato ha a disposizione 15.500 euro, per gli assistenti parlamentari: gli assistenti accreditati a Bruxelles sono circa 1.500, ma molti deputati europei si avvalgono dei servizi degli assistenti nel Paese d'origine (non ci sorprenderebbe se l'indirizzo degli assistenti fosse, in qualche caso, lo stesso del deputato...). Diego Malcangi Milano - Italia
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