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Alitalia: come salvarsi.... suicidandosi by Newropeans-Magazine 2007-09-14 09:41:21 |
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Il « piano di salvataggio/transizione », come lo definisce Alitalia, è la novità più forte dello scorso fine settimana: vale la pena di parlarne, nel nostro spazio di « Politica e dintorni », su Radio Sound.
Non solo per la rilevanza economica e sociale del piano e di tutte le peripezie recenti della compagnia di bandiera italiana, ma anche per i risvolti internazionali e quelli più prettamente politici.
Alitalia si appresterebbe dunque, stando a quanto annunciato dopo il consiglio d'amministrazione di giovedì scorso, a tagliare alcune rotte considerate non redditizie (in particolare quelle trans-continentali, soprattutto verso l'Asia).
Non solo: secondo Alitalia, non è possibile sviluppare contemporaneamente due hub in modo efficace, e quindi la compagnia si concentrerà su Fiumicino, riducendo di conseguenza la propria presenza a Malpensa. Il CDA si è detto « disponibile a discutere » i tagli a Malpensa se si deciderà di tagliare qualcosa a Linate. Comunque sia, è Milano che ne esce penalizzata.
Ma secondo i politici milanesi e lombardi (e non solo i politici per la verità), non ci perde solo Milano, ma Alitalia stessa e tutto il Paese.
Questo piano, secondo il presidente della regione Lombardia, Roberto Formigoni, è « l'ennesima dimostrazione dell'irrazionalità » delle scelte di Alitalia. Sulla stessa linea d'ondas il sindaco di Milano, Letizia Moratti, e anche il presidente della Provincia, Penati, che pure è di centro-sinistra come l'attuale governo. E proprio l'esecutivo romano è, secondo Formigoni, « politicamente responsabile di questo attacco al Nord ». Perché Alitalia è, al momento, ancora in mani pubbliche.
Duri anche i commenti di imprenditori e sindacalisti: chi dice che il piano è stato scritto dai sindacati romani, chi rincara: no, non dai sindacati, ma direttamente da Air France.
Un sindacalista della Cisl, dopo l'annuncio del piano, ha commentato: « c'è chi sta brindando a Parigi, Francoforte e Londra. »
Cioè, nei tre grandi hub ai quali Malpensa avrebbe fatto concorrenza, se sviluppata appieno. E il potenziale, lo scalo milanese ce l'avrebbe, a giudicare dal dinamismo degli ultimi anni e dal fatto che, in Italia, il 70% dei biglietti aerei viene venduto al nord, non certo a Roma.
L'argomento poi del ministro Bersani, che ha fatto notare come al nord ci sia « un aeroporto ogni cinquanta chilometri », non tiene se si considera che la Lombardia è, da qualche anno, in gara con l'Ile de France come regione più industrializzata d'Europa; che il resto delle infrastrutture (stradali e ferroviarie) è assolutamente inadeguato; e che gli aeroporti lombardi sono « specializzati »: Orio al Serio per le low-cost, Linate, che è tra l'altro estremamente vicino al centro-città, per le tratte nazionali; Malpensa per voli internazionali e grandi compagnie.
Come Alitalia, fino a ieri. E già.Fino a ieri. Perché se Alitalia dice di voler ridurre i voli da Malpensa, Formigoni risponde che l'obiettivo dello scalo lombardo deve essere, ormai, quello dell'espulsione di Alitalia. Deve diventare l'hub di una compagnia mondiale, dice il presidente lombardo.
Primo passo: se Alitalia taglia davvero i voli intercontinentali da Malpensa, bisogna privarla anche delle rotte nazionali, a partire dalla lucrosa tratta Milano-Roma.
Nel frattempo, è già scattata una sorta di « sciopero bianco » a Malpensa, e i lavoratori hanno bloccato una ventina di partenze al giorno. Un atteggiamento forse suicida, ma mai quanto quello di Alitalia.
Devo dire che anche a me il piano Alitalia pare assurdo: puntare su Fiumicino, che non ha funzionato in passato e ha meno potenziale, invece che sui due hub come richiederebbe la situazione italiana, è un suicidio. E se Alitalia non è riuscita a creare le sinergie e a ridurre le spese – per esempio quelle della trasferta del personale – non è certo colpa di Malpensa, ma della pessima gestione della compagnia.
E poi, qualsiasi linea aerea, se deve scegliere di sviluppare un hub aeroportuale, lo fa laddove c'è un bacino che offra un potenziale: e, per abitanti, per ricchezza e per dinamismo, la Lombardia non è una regione che si possa considerare come qualsiasi altra regione italiana.
Ora, credo poco al piano ma credo anche poco che sarà davvero messo in atto. Ci vorrà tempo per decidere qualunque cosa, e la compagnia di tempo non ne ha. E, ripeto, secondo me ne sta sprecando, con questo piano. A meno che non abbia ragione chi dice che il piano è disegnato per preparare la cessione ad Air France: soluzione, questa, che non vedrei di buon occhio, perché le due compagnie sono alleate da anni (in Sky Team), e non ha funzionato: non, almeno, per i consumatori.
Di fatto, l'alleanza è servita solo a bloccare la concorrenza e non far scendere i prezzi. E non sono state sviluppate rotte e servizi, tra Francia e Italia.
Non vedo come l'assorbimento da parte di Air France possa causare effetti diversi e rendere Alitalia « più competitiva ».
E non vedo nemmeno come, dandosi un ruolo di compagnia regionale, rannicchiata a Roma e rincantucciata in una nicchia di mercato tra Maghreb e Europa orientale, Alitalia possa pensare di sopravvivere alla concorrenza di chi, sui mercati regionali, riesce ormai a garantire servizi ottimi e prezzi bassi: le low cost. (E non servirà, per salvare Alitalia dalla concorrenza, sviluppare la propria Low Cost).
Diego Malcang i Milano (Italia)
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